C’era una volta una ragazza che credeva nelle favole nonostante le avessero più volte suggerito di non farlo.
Qualche mese fa questa ragazza, inseguendo una favola che non aveva proprio tanto le idee chiare, finì per sbattere contro ad un tizio con un mazzo di carte. Si trattava di un mazzo di carte molto famoso, in mano ad una persona la cui voce parlava di legno e vento. La ragazza si sedette, in preda al panico, e ascoltò, mentre le carte le dipingevano attorno il profilo di una città dalle mura dorate.
–più tardi la ragazza si sarebbe resa conto che quelle carte altro non erano che piccoli specchi e che la città dalle mura dorate era in realtà già tatuata sulla sua pelle, su ogni centimetro disponibile–
-Forse- si lasciò sfuggire la ragazza con l’uomo delle carte -se tu mi regalassi una delle tue carte potrei usarla per catturare la mia favola…
– Quando arriverai a casa la carta sarà già lì ad aspettarti- rispose enigmaticamente lui. La ragazza pensò di aver parlato troppo e tornò alla sua favola, ritrovandosi a danzare sulle punte in un luogo buio nel quale le sembrava di intravedere di continuo quel profilo che amava. Purtroppo però ogni volta che allungava le mani nella sua direzione la favola scivolava via, lasciandola sempre sola a chiedersi dove sbagliasse.
Quando finalmente la ragazza si arrese e tornò a casa trovò veramente ad aspettarla la carta che l’uomo le aveva promesso: era una delle carte che più aveva parlato al suo cuore e pensando alla favola sfuggente che la perseguitava la ragazza si ritrovò a stringersela al petto, senza alcun desiderio di cederla a nessuno.
Ogni sera, quando la ragazza tornava a casa, bisbigliava i suoi pensieri alla carta che teneva sul comodino. Erano pensieri sulla città dalle mura dorate, pensieri sulla magia che la circondava, pensieri su quello che le si agitava dentro e su tutte le piccole favole che, nel frattempo, le si erano dipanate intorno.
E la voce di legno e vento dell’uomo le rispondeva, parlando a sua volta di magia, della saggezza che aveva conosciuto viaggiando, della follia che sentiva inseguire i suoi passi.
Piano piano la carta aveva iniziato a brillare di una luce sempre più calda, che ogni sera sembrava avvolgersi attorno alla ragazza e fondersi con la sua pelle finché lei stessa non si mise a brillare della stessa luce, calda e splendente.
Oggi l’Uomo delle Carte mi ha spedito altre due carte.
La dice lunga il fatto che la mia prima reazione sia stata una serie di insulti nei suoi confronti. Non ne meritava neanche uno, questo è chiaro, ma l’idea che qualcuno le avesse scelte –e sono belle, proprio– e avesse deciso di mandarle proprio a me mi è sembrata così assurda che l’unica soluzione possibile era che l’uomo delle carte avesse proprio poco buonsenso.
Devo ancora guardarle bene e non so ancora cosa mi diranno ma la cosa che brillava di più in quel pacchetto era un biglietto su cui era scritto il mio nome. Non il nome con cui mi chiamano tutti ma il nome che le carte hanno sussurrato all’Uomo delle Carte quando hanno visto sul mio corpo la città dalle mura dorate.
E niente, mentre prendevo in mano le carte che mi sono arrivate oggi pensavo, con enorme stupore, a cosa sarebbe successo se io, in quel momento, non avessi avuto la sfacciataggine di chiedere una delle sue carte la prima volta.
Ci sarebbe molta, molta meno luce nella città dalle mura dorate.