Iku esce dal bosco.

Volevo scrivere un nuovo profilo, dato che il vecchio è troppo ingenuo.

Sto cercando di guardarmi con occhi che non siano i miei, cosa che non riesco a fare perché ne ho solo un paio, e non sono stati clementi ultimamente.

Chi conosce il blog sa che l’ho sempre vestito di colori pastello e fiori, mentre il 2018 ha portato solo l’oscurità dei boschi. A chi arriva oggi per la prima volta non posso offrire che qualche parola, qualche tratto di matita per cercare di dare una forma a qualcuno che mi sembra di aver perso per strada.

Ho quasi trent’anni.

Ho abbandonato la mia bellissima vita a Oxford perché sono stata assalita dalle fauci della depressione e prima di fare cose di cui non avrei mai avuto il tempo di pentirmi sono tornata a casa, in Veneto, non lontano da Venezia.

Cerco un senso, al momento. Cerco un lavoro per cui svegliarmi la mattina, cerco il sapore di amicizie perdute, mastico invano le ossa di una relazione finita troppi anni fa.

E rifletto, sulle cose che mi accadono, sulle sensazioni che vivo, sulle idee che il mio cervello partorisce. Perché non è bello sentire di aver perso il controllo su tutto e non avere nemmeno una direzione.

Rileggo le parole scritte negli anni, ne invidio la luce. Sapevo chi ero e dove volevo andare, avevo addosso l’armatura di LightBringer, che si è lentamente sfaldata in quest’ultimo anno, ero ancora in grado di combattere.

Ora mi trovo nel centro di un bosco, senza sapere come uscirne o quale sia la direzione da prendere.

Sono rimasta seduta sull’erba per molto tempo, senza muovermi, ascoltando una natura che non mi ha restituito nulla di utile per trovare la via di casa.

Ho deciso di alzarmi e camminare, in qualunque direzione pur di fare un tentativo. I post di quest’anno saranno le briciole lasciate lungo il cammino, per ricordare dove sono stata.

Buona strada.

Ruota

La giornata di oggi è una ruota.

Una ruota come quelle che da bambina non ho mai imparato a fare. Shame on me: lo sapevano fare tutte tranne me.

Una ruota come quelle che si fanno nei prati, un simbolo di gioia e liberazione, di positività, di movimento.

Perché movimento è quello che manca nella mia vita, azione, dinamismo. Ho passato la mattina a leggere a letto, a guardare la fine dell’ottava serie di Supernatural –Benny stole my heart– e a pensare.

Sono approdata qui, in una dimensione dove con un impegno tutto sommato ridotto ho una sistemazione ottimale e molto tempo a disposizione.

Cosa sto facendo ferma?

Così mi sono seduta alla scrivania, ho riordinato le idee e ho scritto la preghiera del mattino, un ringraziamento all’Universo, un mio personale promemoria per ficcarmi bene in testa le cose più importanti, come il fatto che sono benedetta dall’Universo, fortunata ad essere qui e…beh, presunzione o determinazione, destinata a grandi cose.

Poi ho scritto anche una lista delle cose da fare ogni giorno, la routine del mattino, le cose che devo controllare che siano pulite e in ordine ogni mattina prima di mettermi a fare cose mie, e ho deciso che ogni giorno, dopo la scuola, camminerò almeno una mezz’oretta.

E sto bevendo almeno un litro d’acqua al giorno extra pasti.

E ho in programma di fare finalmente un tatuaggio, perché qui ad Abingdon c’è uno studio proprio carino, con una ragazza che fa i tatuaggi proprio come li voglio io.

E mi pare che di cose che si muovono ce ne siano abbastanza, no?

Manca solo l’idea per una nuova storia.

Decisioni

Dean.
Dean Winchester.
L’unico che avevamo.
Quello bello. Quello divertente, simpatico, affascinante.

Beh, ok, è durato solo il tempo necessario per passare da un dvd all’altro, in effetti, ma è stato doloroso lo stesso. Dean mi piace tanto e gli occhietti lucidi di Sammy…

Eh sì, sono una patetica fangirl alla fine della terza stagione di Supernatural. Ehe.

Oggi ho avuto una bella giornata, per lo più a casa della nonna, in cui abbiamo letto insieme esilaranti passaggi del nuovissimo libro di Don Camillo che le ho regalato –questo mondo ha bisogno di molto più Guareschi, ve lo dico io– e abbiamo diviso una pizza.

Devo ammettere che mi piacerebbe indulgere nella descrizione di quella pizza, il modo in cui la base sottile permetteva di arrotolare una fetta –diciamo…quindici minuti di pizza, geometricamente parlando– in un delizioso superboccone di pomodoro caldo, formaggio filante, prosciutto morbidissimo e funghetti strepitosi. Sì, dicevo, una pizza che sembrava più che altro un capolavoro.

Certo, e ora muoio di sete.

Per andare a casa della nonna si può passare per un bellissimo vivaio, in mezzo alle colline, un posto che ho sempre amato e che in autunno si trasforma in una meravigliosa tavolozza. In effetti sto aspettando che arrivi un po’ più di primavera per godermi il suo lato fiorito, ma intanto oggi, passando, ho scorto con la coda dell’occhio un meraviglioso albero bianco e fiorito.

Per un attimo ho pensato di fermarmi a guardarlo, farci qualche foto, ficcarci il naso dentro, assaporarlo un po’. Purtroppo però ero in ritardo e non l’ho fatto. La prossima volta, ho pensato.

Allontanandomi, però, mi sono ritrovata a giocare con questa idea: e se torno, tra qualche giorno, una settimana o cosa, e non trovo più l’albero in fiore? Ad essere sincera non ho mai imparato a considerare le opportunità come punti fissi sul piano temporale, attimi che possono essere catturati o altrimenti sparire per sempre. Mi ha dato un po’ da pensare, specie perché in genere ci metto almeno una giornata per prendere una decisione.

E se avessi bisogno di iniziare ad essere più fulminea nelle mie decisioni?

Freddo Inglese

Non fa freddo, in Inghilterra.

E’ solo che ho addosso solo un asciugamano, la finestra è aperta e il buio entra da lì. Il buio di una sera di luglio, la fine di una giornata che spero abbia un senso nella mia vita.

Ho capito perché non posto: non sto pensando. Non sto riflettendo, non sto camminando, sto solo vivendo.

Credo che la maggior parte delle persone faccia così, ma non è il mio modo di essere, non è quello che voglio. Qualcuno mi ha accusato di avere una vita che mi permette di pensare, quasi fosse un’offesa a quelle persone che invece si spaccano la schiena con due lavori e non trovano neanche il tempo di pensare a cosa provano.

Fai pure, ma attenzione che a forza di cercare di infilarmi nella tua vita magari finisci per riuscirci. Non sia mai.

Mi piace questo freddo. E’ qualcosa che ti accarezza la pelle, che dice svegliati. Fa paio con le parole della mia amica A, che così saggiamente mi ha fatto notare che confido in cose scelte dieci anni fa o attraverso il filtro del computer. Fa paio con l’Universo, che ieri si è infilato nel mio post e ha scritto Ama le persone che ti fanno camminare, non quelle che ti fanno lo sgambetto.

Fa paio con quella voglia che ha la mia mente di sprangare tutto e ciao, si va solo avanti.

Perché quale bene ho, da mettere sull’altro piatto, per bilanciare tutto il dolore che mi ha dato tornare indietro?

Cerca la strada. Sceglila, creala, perché è lì che troverai la tua gente.