C’è tanto, tantissimo stupore, stasera.
Il primo e principale motivo è che nella mia valigia ci sta tutto.
Non importa che io abbia comprato sei paia di calzini, che stia contrabbandando sigari toscani in gran quantità o che mi porti dietro caffé al ginseng bastante per un anno, apparentemente il mio bagaglio contiene queste ed altre cose, compreso tipo un portatile, una moleskine nera, un paio di pantaloni nuovi da lavoro e una quantità mostruosa di cristalli cechi.
Well done.
Oggi sono stata in biblioteca e mi è stato dato il permesso di entrare nel magazzino.
Il magazzino dovrebbe essere il lugubre e triste luogo in cui i libri che non vengono presi in prestito per più di cinque anni vanno a finire. In realtà è un luogo bellissimo, pieno di bisbigli dei libri più vecchi –che hanno una potentissima aura di antichità– di ricordi legati ai libri che leggevo da piccola e di nostalgia di alcune collane, il tutto gestito in bell’ordine sui vecchi scaffali della sede vecchia, che hanno ancora il sapore del coraggio che mi ci volle, all’epoca, per passare dalla sala dei ragazzi a quella degli adulti.
Ho ripreso in mano libri meravigliosi che al giorno d’oggi nessuno legge più, i mitici libri del Battello a Vapore –di cui ricordo a memoria tutti i titoli a forza di sfogliare il catalogo e sbavarci sopra– i tremendi Piccoli Brividi, l’incredibile serie di Animorphs e le deliziose storie della collana Junior Gaia, i migliori libri in circolazione all’epoca.
E niente, mi fermo qui perché potrei proseguire per ore e ho solo altri 12 minuti prima che sia troppo tardi per andare a nanna.
–l’ho già detto che la sveglia, domani, è tipo alle quattro?–
Sono andata in giro per il mio quartiere, oggi, stupendomi di quanto tutto sembrava uguale e diverso, di come le cose di vent’anni fa siano ancora lì, di come i miei punti di riferimento non siano cambiati. Pensare che la mia mente si soffermi ancora in tutti i posti in cui ho intravisto dei gatti –e parlo di 15 e passa anni fa– mi fa sorridere, ricordare i luoghi in cui i miei amici hanno vissuto mi scalda il cuore. Amo questa città e amo il mio quartiere, e non cambia quanto ami anche Oxford, la sensazione che provo fermandomi in libreria, o salutando le bibliotecarie, o semplicemente incrociando per strada il proprietario del negozio di stoffe –quante volte io e mia sorella ci siamo rincorse in quel negozio, perdendoci nel labirinto di scaffali che a noi sembravano altissimi ma che oggi mi arriverebbero forse al gomito– è qualcosa che faccio fatica a descrivere.
E stasera, mentre siedo sul pavimento, con gli occhi a malapena aperti e tanti dubbi sul mio domani, sono avvolta da una strana quiete che mi isola dalle preoccupazioni, una nebbiolina d’argento, vagamente calda, che culla i miei pensieri.
Grazie, Universo, per questa nebbiolina e la persona che l’ha filata per me.