Molto tempo fa un amico mi ha chiesto di avere dei link a cose che ho scritto.
Lo stesso amico che, molto tempo prima, aveva detto con nonchalance Scrivimi una storia, facciamo una graphic novel.
Molto tempo fa spulciavo il blog in cerca di cose che avevo scritto. Sì, lo so che tutte le cose che sono sul blog le ho scritte io… intendo storie. Così le sue amiche possono capire come scrivo, decidere se mi vogliono.
Come Starbucks, quella volta: abbiamo deciso di tenerti.
–nessun altro ha mai deciso di tenermi–
Molto tempo fa inciampavo sul nome di Uno, nel 2017, molto prima che la sua importanza gli garantisse una tag tutta sua, e iniziavo a inseguirlo tra i post di Gennaio e Marzo, dove scrivevo c’è il mio amico Uno, barista di un altro Starbucks, una persona della quale, in una stringa temporale diversa, sono follemente innamorata e siamo solo io e Uno, che per carità è l’uomo dei sogni di ogni ragazza ma non lavoriamo mai insieme perché siamo gli unici baristi che in questo store sanno quello che fanno e quindi ci dividono sempre.
E ci trovavo Mr. Gatto.
Io ricordavo, vagamente, di essere stata in crisi nel 2017, di aver deciso di lasciare Oxford perché non mi fidavo più a vivere con me stessa. Tante cose sono successe da allora, il lavoro al college, questa casa, Uno –in ordine cronologico, non di importanza– altre amicizie, altre idee…
Avevo completamente rimosso Mr. Gatto.
Non tanto la persona in sé –che intravedo nei lineamenti di sconosciuti per strada, nella sagoma delle loro spalle, nel taglio dei loro capelli– ma come mi ha fatto sentire prima e come è sparito dopo.
Ho passato l’ultima ora a rileggere i post della prima metà del 2017 –un periodo in cui ancora scrivevo praticamente tutti i giorni– e il tempo è diventato una cosa relativa… la mia mente è ancora là, seduta a quel tavolo di Starbucks, guardando un ragazzo bellissimo e incredibilmente innamorato del suono della sua voce.
Nessuno mi ha mai detto –né mi dirà mai– le cose belle che mi ha detto lui. Per una volta qualcuno stava facendo qualcosa, e non solo reagendo alla mia ostinazione, come hanno fatto tutti i cazzo di uomini con cui sia mai stata. E poi è sparito.
E io mi chiedo, dopo tre anni –non ci credo che siano passati solo tre anni– dov’era quando io lo amavo così tanto.
Dov’eri
figlio di puttana
quando io
ti amavo
così tanto?
Due ore fa un amico mi ha chiesto di avere dei link a cose che ho scritto.
Scrivere questo post mi ha riportato nella linea temporale dalla quale provengo ma nel frattempo ho trascorso un’ora incastrata nell’ennesimo disastro del mio passato.
Una vita intera.
Mi ha fatto così tanto ridere pensare alla premura che ho avuto per lui mentre guardavo 13 reasons quando le sue azioni mi hanno portata così vicino al suicidio.
Così tanto che ho pianto.
Vorrei che qualcuno glielo dicesse, prima o poi: sei stato a tanto così dall’essere l’ultimo chiodo sulla bara di quella ragazza che ti sei lasciato alle spalle.