Ogni Giorno Solo Tu

Ormai sapete che mi piace, di quando in quando, leggermi un libro italiano e recensirlo su queste pagine. Stavolta la scelta è caduta su “Ogni giorno solo tu”, non tanto per il titolo romantico quanto per la trama particolare che mi incoraggiava ad appoggiarlo accanto a “Tutta colpa di un fulmine” e “Le ragazze della rosa”. Vediamo la quarta di copertina:

È un giorno speciale per Meg ed Eric. Meg, aspirante fumettista, non vede l’ora di festeggiare il primo mesiversario con Lucas e dargli il fumetto che ha disegnato con i momenti più belli della loro storia. Eric, appassionato di cinema, è pazzo di Bianca, la ragazza più carina della scuola, e sente che oggi riuscirà a conquistarla. Per entrambi, però, quel giorno si trasforma in un vero disastro: Meg viene lasciata senza un motivo, mentre Eric riceve un sonoro due di picche. I due vogliono solo lasciarselo alle spalle, ma inspiegabilmente, a mezzanotte, il tempo si riavvolge su se stesso, costringendoli a rivivere all’infinito quel catastrofico lunedì.

Insomma, il classico dramma adolescenziale con quel qualcosa in più! Non potevo perdermi una cosa del genere quindi quando è uscito mi ci sono buttata a pesce… ed ecco cosa ne penso.

La lettura di questo libro non mi ha lasciata tranquilla un attimo.

La prima parte della storia, delineata così chiaramente dal riassunto, segue in prima persona i due protagonisti, impantanati in disastrosi sentimenti: quasi prima ancora di conoscere Lucas e Bianca ci rendiamo conto che i due faranno polpettine dei nostri poveri protagonisti. Ma ehi, Meg ed Eric hanno 15 anni e hanno tutta una vita di sbagli davanti a sé.

Ma fin dall’inizio ci si rende conto che le strade dei due continuano a incrociarsi ed è bello, mentre seguiamo l’uno o l’altra correre in giro per la città, intravedere l’altro protagonista nella scena e ritrovarsi a indicarlo mentalmente con il dito o saperli nello stesso posto allo stesso momento.

Così vicini eppure così lontani.

Perché questo è il punto: più il lettore conosce Meg ed Eric più si rende conto che i due sono perfetti l’una per l’altro.

Ma la prima parte del libro è fatta di… tantissimi lunedì, in cui Meg cerca disperatamente di tenersi stretto Lucas (chissà poi perché) ed Eric insegue Bianca nonostante lei lo tratti come uno zerbino per quasi tutto il tempo.

Non fraintendetemi, c’è anche altro nelle loro vite oltre all’amore: migliori amici, fratelli, genitori più o meno severi… quadretti comunque molto realistici della vita di questi due quindicenni, incastrati tra la scuola e le loro passioni. Anche questo mi è piaciuto molto, il portare in primo piano l’amore di Eric per il cinema e di Meg per il fumetto.

Ma un po’ alla volta, lunedì dopo lunedì, qualche sospetto inizia a venir loro, a proposito di questo loop temporale che li riporta sempre al punto di partenza, e la loro attenzione smette di focalizzarsi sull’oggetto dei loro sentimenti per spostarsi su… beh, non ve lo dico, naturalmente.

E inizia la parte del libro che ho preferito: Eric si mette in contatto con Meg. Finalmente ci si gode la lettura? Ma neanche per sogno perché i due non sanno che l’altro è in un loop temporale e pensano di dover ripartire da zero ogni mattina: piacere sono Eric, piacere sono Meg.

E di dover azzerare tutto ogni sera.

Anche questa parte del libro è tutta da leggere con il fiato sospeso, bisbigliando “dai, dai, diglielo!” e incrociando le dita perché i due riescano finalmente a trovare il modo di incontrarsi. È uno di quei casi in cui avere tutti i dettagli della faccenda e conoscere entrambi i lati della storia ti spinge a leggere ancora più avidamente: io sono arrivata a quel punto a tarda notte ma non sono riuscita a mettere giù il libro fino alla fine, incapace di andare a dormire prima di conoscere il destino dei protagonisti.

È stata una bella lettura: passare un po’ di tempo con Eric e Meg, condividere i loro sentimenti, le loro passioni e le loro fatiche… è stato bello. La scrittura funziona molto bene: scorrevole al punto giusto e molto attuale con continui riferimenti al mondo di Instagram e citazioni pop contemporanee. È una storia che potrebbe essere successa l’altro ieri… e forse è proprio così.

Ho anche apprezzato il modo in cui i due protagonisti reagiscono al loop, dapprima in maniera passiva e un po’ vittimista ma via via sempre più consapevole, concentrandosi anche su altri aspetti che non riguardano necessariamente loro per primi.

Alla prima lettura ci sono state delle cose che mi hanno infastidito, per motivi più o meno legittimi… le dinamiche tra i protagonisti secondari, per esempio, come il gruppo di compagni di classe che infastidisce Eric a più riprese. In questo caso non sono stata in grado di decidere se fosse colpa del fatto che non ho più 15 anni e quindi certe cose mi suonano un po’ eccessive o se fossero effettivamente descritte in modo più teatrale che realistico.

Menzione speciale a due cose, il momento “vado allo scientifico ma sono un disastro in latino e matematica” di Meg (story of my life, bro) e la deliziosa citazione di Valeria, la migliore amica di Meg, che “gira in tondo come Paperone nel deposito”.

In sintesi… se volete una lettura che vi tenga in sospeso fino all’ultima pagina, con due personaggini piccini piccini che però fanno del loro meglio e crescono durante il libro, una storia adolescenziale con un twist intrigante e tante citazioni cine-fumettistiche… questo è proprio il libro che fa per voi!

Dati Tecnici

Titolo: Ogni Giorno Solo Tu

Autori: Elisa Modugno & Daniele Nicastro

Editore: Mondadori

Anno edizione: 2020

Pagine: 368

Inchiostro

Dovrei sedermi sulla moquette della mia stanza, di fronte allo specchio, guardarmi negli occhi e chiedermi a che gioco sto giocando.

 

Qualche anno fa, prima di trasferirmi da questa parte della manica, ho concentrato i miei sforzi in un tour de force estivo, inchiodandomi alla scrivania e producendo Seareen, l’unica storia che io sia mai riuscita a portare a termine. In seguito Seareen si piazzò settimo al concorso di Giunti per il quale l’avevo scritto, ottenendo tutto sommato un buon risultato.

va detto che se rileggessi Seareen adesso probabilmente mi metterei le mani nei capelli

Seareen era l’unica risposta al modo in cui il Principe degli Imbecilli aveva ridotto il mio cuore in briciole. E’ nella storia, il Principe degli Imbecilli, e gli ho anche dato un nome bellissimo che non si merita assolutamente. Pensa te.

Seareen è una storia complicatissima, la storia di una ragazza che vuole disperatamente dimenticare e di una creatura che si nutre di pietre dei ricordi, una storia che traballava già allora e che nessuno, in ogni caso, ha mai voluto leggere.

 

Oggi sono finita per caso sul blog di una ragazza conosciuta su uno dei tanti forum che frequentavo.

Ha cinque anni meno di me, questa ragazza, e non solo ha all’attivo almeno cinque libri suoi ma fa anche la giornalista per una testata famosissima, ha girato l’Italia presentando una serie di tour educativi e ha un lavoro come ghostwriter.

E io sono qui, come dicevo poc’anzi, con una bussola rotta in mano.

 

Mi è stato chiesto della mia storia, recentemente.

Colleghi, amici, lettori del blog… come va la scrittura? 

Ebbene, la scrittura non va da nessuna parte.

 

La scrittura è, come ho detto spesso, come una piscina nella quale magari ami nuotare ma della quale temi lo shock termico. Anche se dura trenta secondi. Anche se sai che poi ti fai lo sguazzo della vita. Anche se ami l’acqua, anche se è la tua cosa preferita.

La scrittura è, come ho detto altrettanto spesso, come una stanza piena di sole e luce, una stanza che ti riempie di gioia, una stanza la cui porta continua a spostarsi. Rievocate nella vostra mente una delle innumerevoli scene da film nel quale il protagonista cerca un passaggio segreto: battere sulle pareti, tastare ogni libro, cercare con le mani uno spiffero rivelatore.

 

Io scrivo da quando avevo sette anni. Le mie maestre hanno smesso di correggere i miei temi quando ero in quinta elementare.

Il libro sul quale ho imparato a leggere era 365 storie, un libro spesso 5 centimetri che raccoglieva storie da tutto il mondo, e da allora non ho fatto altro che andare avanti e indietro dalla biblioteca a casa con pile di libri alte quanto me.

Colleziono storie da tutta la vita. Riempio quadernini di ogni dimensione con sagome, sapori di scene e strane intuizioni che non sempre sono sicura di saper recuperare a distanza di anni.

Negli anni ho scritto tremende storie romantiche, racconti che in qualche modo finivano per essere sempre pieni di magia e fanfiction che non mi sarei aspettata nemmeno io di portare a termine. Ho fatto cose con l’inchiostro che voi umani eccetera eccetera.

 

Eppure dice la mia me allo specchio sei ancora qui con una bussola rotta in mano.

Un Altro Giorno Ancora

Amo vivere pericolosamente.

Per questo stasera, invece che andare subito a lavarmi i denti e andare a nanna che domani la sveglia è prestissimo, mi siederò e scriverò una recensione –ahahahahahaha– alla prima metà del libro di Bianca Marconero, Un altro giorno ancora, per tre ragioni:

  1. stasera ho scritto un capitolo bellissimo e ci ho messo un’ora esatta, senza sforzi, solo con la musica attorno e la forza di volontà
  2. oggi è successa una cosa bellissima che non posso dire e che mi ha resa felicissima e niente, davvero, faccio luce nel buio
  3. l’ho promesso a Bianca e quindi lo devo fare. Poi tra l’altro se lo merita proprio.

Stamattina mi hanno messa in punizione nel gabbiotto del bigliettaio perché non c’erano studenti che potevano occuparsene. Significa restare tutto il giorno da sola, ad accogliere i visitatori, dare loro la mappina, mormorare ininterrottamente please DO NOT walk on the grass, follow the black arrows to visit the chapel, the dining hall and the gardens, there’s a toilet here and the way in is the way out.

La so a memoria in inglese e non saprei dirla in Italiano neanche se ne andasse della mia vita.

Ma!

Ma ieri ero capitata sulla bacheca di Bianca Marconero e avevo visto che due dei suoi libri erano in offertissima, così ero stata sul Kobostore e li avevo comprati ed erano nel mio ereader!

Bianca Marconero, per chi si fosse messo all’ascolto solo adesso

Ci sono tante cose da dire.

C’è da dire che i personaggi di Bianca sono tutti molto veementi nella loro rabbia, nella loro lotta. Non lo so, l’energia di Elisa –protagonista del libro, quinta dopo quattro fratelli e vissuta da sempre tra gli zoccoli dei cavalli– mi ha ricordato tanto Helena, quasi fino al punto di riprendere in mano Albion.

C’è da dire che devo aver fatto di quelle facce mentre leggevo.

C’è da dire che quando inizi non puoi fermarti e Bianca ha quella capacità di farti entrare nella storia, di farti innamorare dei personaggi… leggevo di Dante e mi commuovevo tutta, e nel veder comparire Vittorio ho avuto un coccolone, persone mai viste eppure sono lì, e quando Andrea dice qualcosa io non capisco più niente.

C’è da dire che eccoli di nuovo lì, cretino 1 e cretina 2, i Marco e Marianna della situazione, i principi del mioddioquantosietestupidituttiedue. I campioni del fiato sospeso, del momento sbagliato e del fraintendimento.

ho messo da parte il libro all’ennesimo uan tichet? proprio nel momento tremendo in cui uno dei due arriva proprio in tempo per beccare l’altro che si fa baciare da una terza persona. Non si fa così

C’è da dire che ohmmioddio non pensavo di poter amare un personaggio fittizio che non è nemmeno una persona. Omnia Sparkle. E mi chiedo quanto lavoro ci sia dietro, quanto di questo c’era prima e quanto è acquisito. Tanto di cappello per tutta questa documentazione. E che bello sentirti parlare, come sempre.

C’è da dire che stamattina faceva un freddo boia nel gabbiotto del bigliettaio, e si vedeva il fiato… e invece io ero sul bordo della piscina con due personaggi, in una situazione che si faceva sempre più bollente, e io non avevo freddo.

Troppi ringraziamenti, Bianca: grazie per aver nominato Oxford nel tuo libro mentre leggevo il tuo libro a Oxford –sfizi che ti devi togliere– grazie per avermi dato un libro che mi ha riportato alla lettura dopo settimane di silenzioso malessere, grazie per scrivere sempre cose che ti fanno venire un nervoso tremendo ma che ti regalano anche un miele così purissimo che quando vedo il tuo nome compro il libro senza leggere la trama, grazie perché sei stata sempre così gentile con me, grazie perché Un altro giorno ancora era proprio un bel posto dove stare, oggi.

PS: prometto, alla fine del libro, una recensione più umana.

Di libri memoria e sogni

Qualche ora fa una ragazza è venuta a vedere la stanza, è salita sulla scala fin sotto il tetto, ha deciso che le piace e si è accordata per trasferircisi tra una decina di giorni.

Un’altra questione risolta ma non posso nascondere che, nonostante la casa dove mi trasferirò sia infinitamente meglio di quella in cui vivo adesso, mi mancherà questa camera. Forse non mi mancheranno gli orribili mobili, o l’orribile temperatura, o questa sedia scomodissima e la finestra che divento sempre scema a chiudere, ma il mio letto nella tana in cima alla scala sì.

Un po’.

Stanotte ho sognato lei.

Nell’Universo ideale in cui non abito le è successo qualcosa, un’ephiphany, una rivelazione celestiale, e stasera in un impeto di nostalgia tornerà a leggere il mio blog –una volta lo faceva, diceva che quasi faceva male per quanto di mio c’era dentro– e leggere che stanotte l’ho sognata la farà intenerire di brutto.

Io non avevo nessuna ragione di sognarla: ho passato la serata di ieri pensando a come la mia vita sia low key felice, con un lavoro che mi piace, persone con cui vado d’accordo, una bella casa e tutto sommato delle ottime prospettive. Eppure è successo e sospetto fortemente che sia per qualcosa che lei ha provato o fatto. Anche perché si trattava di un sogno felice, in cui io avevo una casettina in cima ad una scogliera e lei piantava una scena per dire che non era convinta eccetera… facevamo entrambe parte di un gruppo di personaggi con poteri speciali e ognuno di loro traeva potere da un elemento diverso. Lei continuava ad essere scettica finché qualcuno non le faceva notare che l’elemento dal quale io traevo potere era lei. A quel punto vivevamo per sempre felici e contente.

Tuttavia non è questo il motivo per cui mi sono seduta al pc a questo orario un po’ random.

Qualche tempo fa ho parlato di un evento che coinvolgeva Becky Albertazzi, un incontro a Londra per la presentazione di un libro scritto a quattro mani da lei e da un certo Adam Silvera, autore del quale non avevo mai sentito parlare.

Dopo aver letto tutti i libri di lei ho pensato che per correttezza avrei dovuto leggere anche i libri di lui, che per adesso sono solo tre. Ebbene, ho appena finito il primo, More happy than not, e sono ancora incastrata in quei postumi che ti restano addosso dopo aver letto un grande libri.

Non so come tradurre il titolo, forse qualcosa come Più felice che no. La vita del protagonista, Aaron, è molto difficile: viene da una famiglia poverissima e suo padre si è appena suicidato, evento che ha portato lui stesso a tentare il suicidio. Al fianco di Aaron c’è Genevieve, la sua ragazza, ma quando la ragazza si allontana per un campeggio artistico Aaron fa amicizia con Thomas, con il quale instaura un rapporto profondo e complesso e che lo porterà a farsi dolorose domande sul proprio passato.

Un modo per superare questo dolore potrebbe essere ricorrere a Leteo, una procedura molto costosa che cancella la memoria in maniera selettiva, ma si tratta di una scelta altrettanto complessa che potrebbe avere serie ripercussioni su Aaron e le persone che gli stanno intorno.

Non posso veramente dire di più a proposito di questo libro se non che mi ha molto colpita, più di quanto mi aspettassi. Ha una scrittura cruda, buia, molto lontana dal bellissimo libro dell’Albertalli che ho letto la settimana scorsa… ma mi è stato altrettanto caro, vuoi perché affronta lo stesso tema del mio Seareen vuoi perché anche io ho avuto gli stessi problemi del protagonista.

Alla fine non ho potuto fare a meno di pensare che mi piacerebbe comprare anche questo oltre a The upside of unrequited, che mi era piaciuto infinitamente, e farmeli autografare entrambi… ma la strada fino a Ottobre è ancora lunga e non oso pensare a cosa mi riserveranno gli altri due libri di Silvera, dato che a quanto pare l’intero internet giura che la fine di uno dei due sia una cosa da piangersi via gli occhi.

Comunque oggi ero a casa da lavoro e com’era da aspettarselo non ho fatto niente di niente. A momenti mi infilerò in doccia per prepararmi per la cena speciale di stasera –a quanto pare una cena dedicata esclusivamente a noi portieri– alla quale non so ancora come vestirmi.

Stay Tuned.

 

Molly è me.

Allora.

Allorallorallorallorallorallorallorallora.

ho appena mandato 20 messaggi a Kiki. C’è un’alta probabilità che legga questo post prima dei messaggi ma le voglio bene lo stesso

Non so da dove cominciare.

Come probabilmente saprete, recentemente il mondo è esploso a causa di un libro che è stato trasformato in un film e che per la prima volta sul grandissimo schermo –cioè, no ma capitemi– parla di un adolescente maschio gay. Il film si chiama Love, Simon e il libro si chiama Simon against the homosapien agenda e l’autrice è Becky Albertalli.

letto il libro, adorato, visto il film, adorato, niente da fare

Recentemente –tipo recentissimamente– ho letto un libro bellissimo. Tipo ieri e oggi. Tipo in ogni singolo minuscolo minuto di tempo che avevo in cui non succedeva niente in portineria. Tipo ogni volta che i M si giravano, ogni volta che K si inventava qualcosa da fare –quell’uomo non sa star fermo– io ero lì col naso nel libro.

Sono innamorata follemente di questo libro.

Il genere di amore che mi ha spinta a correre subito da Waterstone e pensare di comprarmelo, il genere di passione sfrenata che quasi quasi volevo mangiarmelo, quel libro, farlo diventare parte di me, gustarlo fino a quel punto.

eh, lo so, la follia, ma davvero, non potete capire. Quindi ora vi spiego

Molly è la protagonista del libro. Molly ha 16 anni ed è timida, ha una sorella gemella lesbica spigliata e disinvolta, due madri adorabili e un gruppettino di amiche niente male. La primissima pagina inizia con lei che fa amicizia per puro caso in un bagno con questa bellissima ragazza di nome Mina e io già mi aspettavo il mondo, la protagonista che si scopre a sua volta lesbica o che si innamora di una ragazza che aveva inizialmente pensato perfetta per sua sorella, bla bla bla… niente di tutto questo.

Molly è grassa.

Molly si nasconde dietro gli strati dei vestiti, dietro le sue 25 cotte, dietro l’ansia e l’esitazione. Perché Molly non si è mai dichiarata e non ha mai baciato un ragazzo, non sa cosa significhi essere rifiutata e –cosa che me l’ha fatta amare tantissimo– è creativa e ha un senso artistico sviluppatissimo.

Molly è me.

Molly è me quando parla di come sembri impossibile trovarsi un ragazzo, di come la relazione con la sua gemella stia cambiando, di come si senta inadeguata nel suo corpo troppo grande. C’è una parte del libro meravigliosa in cui parla delle commedie romantiche, commedie delle quali lei non potrà mai essere protagonista, perché nessun ragazzo vorrà mai desiderarla. Descrive un’immagine bellissima, Molly, dice nel momento in cui la ragazza della commedia si toglie la maglietta lei smette di essere me. E lo rileggerò, questo libro, ne trascriverò le parti migliori perché le leggiate.

E niente, questo libro mi ha dato tantissimo e sono ancora tutta infrullata per questo.

MA.

Ricordate quando nominavo Simon, all’inizio? Ebbene.

Ebbene Becky Albertalli, scrittrice americana, ha scritto il libro di Simon e il libro di Molly ma anche il libro di Leah –su cui ho appena messo le mani ed è il prossimo in lista– e il libro di Ben e Arthur, che non è ancora uscito ma che arriverà in Ottobre.

Mese nel quale l’autrice farà un tour per promuoverlo.

Tour di cui due date sono in Inghilterra.

Paese nel quale-ok, avete capito dove voglio andarla a parare.

In Ottobre Becky Albertalli sarà a Londra. E niente, io ho già comprato il biglietto.

E credo che non ci sia nient’altro che valga la pena dire a proposito di oggi, né che uno straniero a caso, dopo due chiacchiere con me, mi abbia rivolto la fatidica frase a che ora stacchi? né che oggi, nella folla, ho scorto il profilo di Reyn e ho avuto un giramento di testa.

Non era Reyn, naturalmente, ma il problema è che non sarà mai, mai Reyn.

 

Stanze di Sogno

Come di consueto, qualche coordinata.

Sono seduta sul pavimento della mia stanza, su una specie di poltroncina pieghevole fatta di gommapiuma e dalla doppia funzione di seduta e materassino. Una trovata geniale, specie tenendo conto che io su questo materassino stanotte ci ho dormito, e anche bene, ma soprattutto al fresco. Se tiro l’orecchio sento, a destra, versi di uccelli che entrano dalla mia finestra e a sinistra il suono del telefilm del mio padrone di casa –credo Merlin– –il telefilm, non il padrone di casa– sparato a volume altissimo al punto che ieri quasi non riuscivo ad addormentarmi.

Stavo per ricredermi su di lui, l’altra sera, dopo una chiacchierata tutto sommato amabile e gradevole. Poi stamattina, quando gli ho detto che ho finalmente avuto la stanza, mi ha detto allora devi darmi quattro settimane di preavviso. A quel punto pensare di dover prolungare la mia permanenza per un altro mese mi ha dato quasi la nausea e sono riuscita a rispondergli con fermezza: mi dispiace se continua a fraintendere le mie parole ma io gli ho detto che la stanza era troppo piccola già due settimane fa, se non l’aveva capito a quel punto non è colpa mia.

Temevo quasi di arrivare alla fine della giornata senza grosse cose da raccontare –la cosa che aspetto di più il mercoledì è la puntata di Free! Dive to the future ma non ci potevo certo scrivere sopra un intero post!– ma poi il mio collega M il Mago –è una storia lunga– ha detto Guarda che alle due hai un appuntamento per andare a vedere la vecchia biblioteca del college. Quando sono arrivata di corsa sul luogo dell’appuntamento –quasi in ritardo a causa dell’investigazione in corso in portineria: qualcuno aveva sfasciato una sedia del giardino e stavano tutti guardando i filmati del circuito chiuso per capire chi fosse stato– non mi aspettavo certo di restare letteralmente a bocca aperta per lo stupore!

Abbiamo saluto una scaletta di legno fino al piano superiore, dove la bibliotecaria –the librarian, come ai vecchi tempi– –dio che nostalgia– ha aperto una porticina –esatto, tutto molto piccolo– e mi ha fatta entrare in una stanza piena fino al soffitto di libri.

Questa.

Sono rimasta senza parole per cinque minuti buoni, ascoltando le parole della bibliotecaria che arrivavano da un altro pianeta –e che incredibilmente il mio cervello riusciva a tradurre senza problemi– e guardandomi intorno completamente persa. Non sapevo dove guardare. Quella santa donna mi ha dato in mano libri appartenuti a Enrico VIII, atlanti dall’inaccuratezza quasi commovente e antichi volumi erotici –scandalosi quanto una caviglia scoperta- senza mancare di viziarmi con una copia gratis della guida alla vecchia libreria e una manciata di deliziose cartoline.

iku, quella alla quale le persone davano libri gratis

Se guardate attentamente la foto noterete che il pavimento del corridoio centrale è abbassato rispetto al resto della stanza. Questo perché si tratta della pavimentazione originale, quella che sotto il peso della collezione costantemente in crescita del college ha via via ceduto. Le sezioni laterali, quelle che sostengono gli scaffali, sono state ricostruite recentemente ma il corpo centrale è ancora quello originale.

e niente, per qualche motivo questa cosa mi ha affascinata da morire.

Le Ragazze della Rosa

Avere tredici anni non è facile per nessuno. Sono anni complicati, pieni di difficoltà e di sfide, di decisioni e di spazi da conquistare. Le cinque protagoniste de “Le Ragazze della Rosa” lo sanno benissimo e ognuna di loro li affronta a suo modo: Selene è la ragazza artistica e frizzante non esattamente appassionata di studio, la timida Alice ha un rapporto problematico con la madre, Milena è capitano della squadra di pallavolo, matura e responsabile, Roberta è la prima della classe ma ha paura di spiegare le sue ali e la famiglia di Daria ha seri problemi economici.

Un giorno la mitica nonna di Alice fa loro un regalo: cinque anelli identici a forma di rosa e con il potere di far avverare i loro desideri. Tredici anni sono troppi per credere alle favole ma le amiche sono ben felici di avere un loro segreto e un amuleto in comune, così affidano agli anelli i loro desideri. Sembra facile indovinare ciò che le ragazze vogliono ma la storia mostrerà che non è proprio così.

“Le Ragazze della Rosa” porta in scena le dinamiche di un gruppo di adolescenti in maniera molto convincente, per non parlare poi delle loro difficoltà all’interno della scuola o dell’ambiente familiare: chi non si è mai trovato nei panni di Alice, alle prese con una madre che non le lascia l’indipendenza che vorrebbe, o di Roberta, schiacciata dalle aspettative scolastiche dei genitori e troppo preoccupata per rivelare loro qual è il suo vero sogno? Per ognuna di loro le difficoltà non mancheranno ma a tutto c’è una soluzione e devo ammettere di essermi commossa più di una volta.

E’ una bella lettura nella quale si finisce per affezionarsi ai personaggi se non addirittura a rispecchiarcisi: personalmente mi sono ritrovata molto in Selene, sbarazzina, creativa e poco diligente. Al di là di questo si tratta di un libro ben scritto, scorrevole, coerente e verosimile, che se nel mio caso mi ha fatto sorridere, ripensando a quando ce li avevo io, tredici anni, sono certa non mancherà di far sentire capite e meno sole chi tredici anni ce li ha davvero.

 

Dati Tecnici

Titolo: Le Ragazze della Rosa
Autrice: Arianna Leoni
Editore: Mondadori
Collana: Stargirl
Anno edizione: 2015
Pagine: 203

Tutta Colpa Di Un Fulmine

A volte succede che leggo libri un po’ a caso, perché me li suggeriscono le mie amiche o perché in qualche modo la trama mi incuriosisce. Succede che siano libri lontani dal mio genere preferito, interessanti fusioni o semplicemente libri un po’ speciali che acchiappano la mia attenzione.

E’ questo il caso di Tutta colpa di un fulmine che, come Sette giorni per liberarsi di Jack all’epoca, mi è sembrato una lettura interessante e un po’ diversa.

I protagonisti della vicenda sono Virginia e Leon, gemelli di tredici anni che proprio non si possono soffrire. Troppo perfettina e supponente lei e troppo menefreghista e casinaro lui, la convivenza non è facile e i battibecchi non si contano.
Durante una gita in montagna, però, la faccenda si complica ulteriormente e i due si ritrovano…l’una nel corpo dell’altro. Saranno i nostri eroi in grado di gestire un corpo e una vita che non gli appartengono?

Ho iniziato questo libro con molta titubanza e trovando subito Virginia piuttosto antipatica. La narrazione è a voci alternate ma suoi capitoli, specie all’inizio, sono molto più lunghi di quelli del fratello e non ho potuto fare a meno di “parteggiare” per lui fin dall’inizio. Quella che però inizialmente sembrava una gara tra i due si evolve in qualcosa di molto più interessante e meno definito.

Virginia parte con l’idea di “migliorare” il fratello, renderlo meno rozzo e più popolare con le ragazze, ma lungo la strada subisce un cambiamento che intacca il suo essere perfettina e super controllata.
Leon, al contrario, non cerca nemmeno per un momento di fingersi la sorella, tra scelte d’abbigliamento discutibili e atteggiamenti poco femminili, e deve anche fare i conti con Adelaide, migliore amica di Virginia che da sempre ha una cotta per lui.

Ho letto questo libro in un paio di notti, posandolo solo perché si faceva troppo tardi per continuare a leggere. La scrittura è scorrevolissima, frizzante, con un linguaggio contemporaneo e richiami ad una cultura nerd che mi hanno fatto sorridere.

Ho apprezzato parecchie cose di questo libro, prima fra tutti i punti di vista non così immediati che i due ragazzi hanno nel momento in cui si scambiano i corpi. Virginia nel corpo del fratello sperimenta l’impossibilità di esprimere debolezza mentre al contrario Leon sfrutta il favoritismo della madre nei confronti della sorella per farsi perdonare un brutto voto. Parecchi episodi disseminati qua e là ricordano al lettore quanto il sesso di una persona influenzi il modo in cui viene percepito o giudicato un suo comportamento.

Ma c’è anche una bellissima contaminazione tra i due, nel modo in cui Virginia apprezza i momenti in cui può giocare a basket e sfogarsi o nei momenti in cui le reazioni di Leon si fanno in qualche modo meno razionali. In circostanze diverse questa contaminazione avrebbe potuto portare a riflessioni diverse –gli spunti nel libro non mancano di certo– ma la storia funziona benissimo anche così com’è.

Anzi, non posso negare che nel piccolo del dram(m)a scolastico la vicenda mi abbia lasciato un po’ col fiato sospeso, specie quando era coinvolto un certo personaggio –Eva, e come altro poteva chiamarsi?– che si diverte un po’ troppo con i nostri eroi.

Di pagina in pagina ho finito per affezionarmi ai giovani protagonisti, fino al delizioso –e non così scontato– finale che li vede alleati e molto distanti dai gemelli che si facevano i dispetti all’inizio della storia. Anzi, devo ammettere che dopo aver posato il libro ho proprio sentito la loro mancanza!

 

Dati Tecnici

Titolo: Tutta colpa di un fulmine
Autrice: Arianna Leoni
Editore: Mondadori
Collana: I Grandi
Anno edizione: 2017
Pagine: 206

 

L’Ultima Notte Al Mondo

Vi ricordate di quando vi parlai di Albion?

…probabilmente no, perché alla fine non gli ho mai dedicato un post fatto bene –shame on me– ma vi ho parlato de La Prima Cosa Bella, un altro libro della stessa autrice, la bravissima Bianca Marconero, e oggi volevo segnalare l’uscita di un secondo libro, L’ultima notte al mondo appunto.

Marco Bertani ha ventitré anni, alle spalle un’adolescenza tutt’altro che semplice e davanti a sé un futuro dove potrà contare solo su se stesso. Un giorno inaspettatamente si imbatte in Marianna Visconti, ex compagna del liceo e amore non corrisposto della sua vita. I loro mondi non potrebbero essere più lontani: Marianna, dopo aver studiato negli Stati Uniti, sta facendo pratica legale presso il prestigioso studio di un amico di famiglia, mentre Marco sbarca il lunario lavorando come operatore per una rete televisiva locale. Quando però le viene prospettata l’occasione di condurre un programma ideato proprio da lui, Marianna decide di accettare la sfida, convinta che così potrà dimostrare a Luca, il fidanzato con cui è in crisi, di cosa è capace: lei e Marco si troveranno quindi a lavorare gomito a gomito e scopriranno di non essere poi così diversi come credevano…

Una trama tutto sommato lineare ma nella quale sono convinta troverò molto, molto di più di questo. Qualche dato tecnico:

Titolo – L’ultima notte al mondo
Autore – Bianca Marconero
Editore – Newton Comtpon editori
Collana – Gli Insuperabili
Pagine – 440

Il libro esce il 29 giugno e ad accompagnarlo nella versione cartacea c’è anche la novella Ed ero contentissimo, un prequel, un quando tutto ebbe inizio:

“Tu chiedevi sempre se c’era una speciale, una che mi tenesse sveglio, qualcuna a cui pensassi e io rispondevo che non c’era. Era una bugia, papà. Io una ragazza speciale ce l’ho da cinque dei miei diciotto anni.
Lei, papà, è il motivo per cui crederò sempre ai colpi di fulmine, mi fiderò sempre delle canzoni, saprò che si può tutto per amore. E non dico per conquistarlo, ma per permettere a chi amiamo di stare bene. Si può tutto senza avere nulla in cambio, insomma, senza una possibilità al mondo di essere felici.
Ah, perché la mia ragazza mica lo sa che sono innamorato di lei.”
Cinque anni prima de “L’ultima notte al mondo”, tra i banchi di scuola, Marco si innamora di Marianna. E attraverso Negazione, Rabbia, Patteggiamento, Accettazione e Depressione Marco affronta le cinque fasi dell’Elaborazione dell’Amore.

questi bei titoli, eh…manca tanto Tiziano nella mia vita

Il libro è disponibile anche in versione informatica ma che non contiene però la novella, della quale uscirà presto un’edizione ebook. Prima di andare a nanna vi allego qualche dettaglio sull’autrice:

Bianca Marconero vive a Reggio Emilia. Dopo aver lavorato come copywriter per l’editoria periodica si è dedicata alla scrittura creativa. Esordisce con la saga di Albion, di cui sono stati pubblicati Albion, Ombre, e le novelle Diario di un’Assassina e il Principe Spezzato. Spera di poter presto tornare a occuparsi della parte conclusiva della saga, e nel frattempo scrive, con grande piacere, storie romantiche.
Per Newton Compton ha pubblicato La prima cosa bella.

di mio posso solo aggiungere che è una persona adorabile e gentilissima e che mi mancano i suoi cavalieri!!!-

 

Io Sono Groot

Credo che la cosa mi stia sfuggendo di mano.

Sono le due, in questo angolo di mondo, il sole è alto, gli uccellini cinguettano e io mi sono appena fatta due ore di sonno, così, al posto del pranzo.

credo che il vero errore in questo quadro sia stato trasferirmi in una stanza con un letto doppio supercomodoso sul quale posso dormire, scrivere, guardare la tv, mangiare leggere prendere appunti e tenere d’occhio la strada fuori dal giardino

Mi permetto di non considerare la mattinata infruttuosa perché nonostante sia domenica mi sono svegliata presto e ho letto un libro intero e scritto la recensione che mi era stata commissionata. Qualche volta vorrei che questo blog diventasse un po’ più utile al prossimo e quando leggo certe recensioni in giro, tipo gente che scrive ma se ciò che crede sia sbagliato? Se quell’incidente è stato solo l’inizio di qualcosa? mi viene un po’ il latte alle ginocchia, e con me anche a Capt. Amelia –con la quale recentemente ho “passato” più tempo del solito ed è stato piacevole– che dice C’è una sacco di gente che scrive da cani e non si fa scrupoli. Tu scrivi bene e te li fai rendendomi una donna un po’ più felice di ieri.

Tuttavia siccome io sono fatta per adorare i libri piuttosto che sezionarli mi limito a impegnarmi a scrivere quelle che mi vengono chieste o quelle di libri che assolutamente dovreste leggere. Se poi iniziassi con le recensioni stroncanti non sarebbe più finita.

Siccome non sono molto più in forma di come mi avete vista gli ultimi due giorni ho intenzione di passare il pomeriggio a guardare Guardiani della Galassia e rimpinzarmi di Doritos Chilli Heatwave, che sono sufficientemente piccanti da infastidirti la lingua ma non abbastanza da rovinarti la giornata e io le adoro.

e non le compro quasi mai proprio perché le adoro e mi conosco

Un ultimo dettaglio che non vi sconvolgerà come dovrebbe: ho iniziato a pensare fantascienza.

Io sono sempre stata quella del fantasy, quella che meh, ok, guardiamo questo film sullo spazio ma chissene, quella che prima di approdare a Dottor Who ci è voluta una vita –scusami Fé– quella che fantasy forever.

E ora, inspiegabilmente, le mie idee assumono dettagli fantascientifici.

Come siamo arrivati a questo?!