Io Sono Vera -recensione-

Ed eccoci qui, per la serie recensioni a tutta birra stamattina ho avuto modo di leggere anche Io sono Vera, il romanzo d’esordio della mia amica Alaisse Amehana. Esatto, due libri in due giorni. Esatto, mi hanno pagato quattro ore per non fare niente, due stamattina e due l’altra mattina.

A volte perfino io ho un po’ di fortuna.

Anche Alaisse fa parte del gruppo di amiche conosciute grazie al concorso Giunti Shift e anche lei come Kiki era arrivata in finale. Il suo romanzo –anzi, le sue prime 50 pagine– mi ha intrigata quanto quello di Kiki, ma per motivi molto diversi, tanto che è stato davvero difficile scegliere, alla fine, quale delle due votare.

E no, non ho intenzione di rivelare qui il mio voto.

-dopo sette tentativi ho finalmente capito perché non riesco a scrivere questa recensione: scelgo sempre registri troppo formali-

Le ultime righe di Io sono Vera mi hanno fatta piangere.

E’ una storia d’amore molto intensa e abbastanza tormentata –ovvero proprio quello che piace a me– che gira attorno alla collisione tra Veronica e Acsei: a causa dell’errore di quest’ultimo, un apprendista angelo, la ragazza viene investita e uccisa. Non contento della sua prima disubbidienza alle regole degli angeli Acsei decide di nascondere l’anima di Veronica, anziché affidarla ai Traghettatori, e tentare di riportarla al suo corpo, caduto nel frattempo in coma.

La scrittura di Alaisse ha molti pregi, primo fra tutti la fluidità: di fronte ad un mondo come il suo Paradiso, che bene o male va spiegato da cima a fondo, sarebbe stato fin troppo facile scivolare in uno spiegone o rendere pesante le descrizioni. Questo non succede mai, né succede l’opposto, ovvero l’orribile sensazione che lo scrittore ti lascerà appeso dall’inizio del libro fino alla fine senza spiegarti nulla di quello che stai leggendo. Brava Alaisse.

E’ anche un libro che si destreggia bene tra descrizioni, azione e riflessione, dettaglio non trascurabile in una storia in cui tutti e tre gli aspetti sono importanti: la trama è movimentata, ci sono molti combattimenti ma anche parecchie scene intense in cui è fondamentale percepire bene ogni emozione, cosa tutt’altro che difficile in questo libro.

Altro aspetto che ho molto apprezzato è il fatto che nonostante sia una storia prevalentemente romantica la trama non ne viene eccessivamente appesantita, né si creano quelle situazioni in cui ciò che si crea tra i protagonisti è improvviso, inspiegabile ed eclatante. Anche i personaggi principali non sono stereotipati: lui non è il bello e dannato e lei non è l’ennesima protagonista svampita, per non parlare di personaggi come Ammaniel e Din –che ho fatto veramente fatica ad inquadrare.

Ammaniel meriterebbe una parentesi a parte per l’intensità della sua storia che, nonostante assomigli fin troppo a quella di un noto film sugli angeli –o forse proprio per questo– mi ha fatto sobbalzare e trattenere il fiato più di una volta.

Non ci sono errori da segnalare, non ci sono difetti da rimproverare, c’è solo da ringraziare per la commozione della fine del libro, le cui ultime parole –ehi, ma l’ho già detto– mi hanno fatto scendere la lacrimuccia.

Complimenti Alaisse, continua così!

 

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