I Miei Vicini e I Giorni Feriali

I giorni feriali non dovrebbero essere così.

I giorni feriali dovrebbero essere composti da una mattina in cui sono tranquilla e faccio i miei lavori e le mie cose e da un pomeriggio in cui corro dietro ai bambini quasi ininterrottamente, tra scatole del pranzo, cena, bagno criceti e divise da preparare.

Non che uno si sveglia, deve fare piano, non può fare le sue cose, si nasconde dietro i pisolini degli altri per fare le sue cose, esce, si compra una giacca di pelle e una scatola di latta bellissima, torna, circumnaviga le persone con l’emicrania, le distrae con un film strappalacrime, lava due lavatrici di biancheria, si accorge troppo tardi che i termi non funzionano, compone per sbaglio le scatole del pranzo e chiude fuggendo in camera.

Che devasto.

Volevo distrarmi dalla giornata di oggi –sebbene abbia portato dei bellissimi risultati, come frutta frutta e ancora frutta e la consapevolezza che se voglio faccio un bracciale supercomplesso in meno di 60 minuti- e quindi ho spulciato un po’ i blog delle persone che mi visitano, che è una cosa che non ho mai tempo di fare.

Cinque cose mi hanno colpito.

 

La prima è stata il puntale dell’albero di AllegraBottega, a questo link.

E’ bellissimo, non solo perché le rose sono perfette ma anche perché sono fatte di carta stampata, e la cosa mi ha stordito e affascinato molto più di quanto possa descrivere. Che io una cosa così la indosserei sui miei nuovi capelli assurdi, la appunterei ai vestiti, la metterei ovunque. Una rosa di carta stampata? Ma stiamo scherzando? Vega, è meravigliosa.

 

La seconda cosa è la voce di Cannella.

Che si lamenta, proprio come faccio io, ma per problemi più seri dei miei. Che chiede letture per il suo racconto. Che dipinge, con Vinello per cena, una scena così vivida che anche io, nel mio invincibile maglione, ho rabbrividito. Una sensazione così dolceamara e pungente da evocare in un momento le mie, sensazioni dolceamare e pungenti. Leggetelo qui. Cannella, se vuoi un’umile lettura, io ci sono.

 

La terza è CondiviZone, in ogni sua parte.

L’idea di rendere anche il mio blog un luogo di ascolto mi aveva sfiorato, ma poi mi ero resa conto di non essere qualificata per farlo e di poter offrire, in fin dei conti, solo un orecchio poco professionale. Lo spirito di CondiviZone, invece, mi piace molto di più: un posto dove buttare fuori le cose, belle o brutte, viverle insieme, esorcizzarle. E’ qui.

 

Quarta viene l’avventura di Liv a Papeete.

Sono inciampata nel suo blog –da inesperta camminatrice sui tacchi a spillo quale sono- senza lontanamente immaginare che vi si respirasse un’atmosfera Pennacchiana –uhu che brutto termine- e che l’avrei lasciato ridendo. Il colore rosso mi aveva ingannata, shame on me. Liv, chiedo perdono e ancora complimenti!

 

Quinto e ultimo viene Curi.

A cui bastano sempre e solo 12 righe per emozionare.

Che impugna un pennello, abbozza due cose e quelle due cose ti si conficcano nel cuore.

La cui poesia è inimitabile.

Il cui blog frequento poco perché poi divento verdina d’invidia. Come le moleskine.

Curi. Ancora Curi.

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